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Una serie di inchieste a caccia di retroscena, verità, dietrologia e molto altro.
“Perché la verità non può essere insabbiata”
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Era una domenica mattina quando mi alzai presto e decisi di andare a fare un video esplorativo sulla stazione automatica di controllo ambientale (della Project Automation) non funzionante da diversi anni, sita a Campiglione di Fermo (nella via parallela alla strada che porta alla chiesa di San Gabriele, ovvero Via Marcello Gallo). Ma era veramente possibile che non funzionasse da anni e anni? Purtroppo dall’azienda produttrice non abbiamo avuto risposte in merito alla tipologia di stazione ed al tipo di controlli effettuati. Chiedere è lecito, rispondere è cortesia.
Basta collegarsi al sito dell’ARPAM e vedere le varie stazioni presenti nelle province marchigiane ad esclusione della più giovane Provincia di Fermo. Esistono 3 tipologie di stazioni:
e possiamo vedere come al momento siano presenti nelle Province:
Ci troviamo difronte a due grandi problemi:
La mancanza di informazione (pochissimi sanno che esiste questa stazione di rilevamento dell’aria forse manco l’Arpam lo sa!) è causata da mancati servizi giornalistici. I giornali si sono “imparaculati” puntando sulle notizie di cronaca che sono più remunerative da un punto di vista di clickbait, quindi di rank sul web e perciò di denaro. Questo aspetto ha deviato il giornalismo sempre più politicizzato e di maggioranza. Oggi i giornalisti d’inchiesta sono veramente pochi perché il liberismo ha stroncato il vero giornalismo: molte più notizie per tutti e gratis ma di qualità nettamente peggiore. E questa cavolo di stazione meriterebbe un’inchiesta con i controcazzi (invece di rimane abbandonata a se stessa nell’incuria comune). Potete fare una semplice ricerca su Google e vi accorgerete che non vi è traccia (ma ora la traccia la lasciamo noi, non si sa mai cambi qualcosa). E quando diciamo non vi è traccia intendiamo proprio niente.
Il menefreghismo misto ad assurdo: come facevamo a sapere che non funzionava? Avevamo partecipato a diverse riunioni quando si intraprese il VIA (valutazione impatto ambientale) richiesta nell’iter burocratico per poter realizzare l’inceneritore (noi la parola bio non ce la mettiamo perché fuori luogo e aberrante). Ebbene i dati del rilevamento riguardanti l’inquinamento ambientale furono presi (udite bene) dalla stazione di rilevamento di Civitanova Marche!
Il che è abbastanza assurdo data la distanza dei due luoghi. Poi la vicenda centrale, ringraziando Iddio, fu chiusa definitivamente (clicca qui). Ricordiamo come colui che si immolò per salvarci, mettendosi contro la multinazionale, ovvero l’allora assessore all’ambiente Elmo Tappatà, per dei volantini fu messo alla croce con l’accusa di procurato allarme, denunciato per diffamazione dalla ditta costruttrice, condannato al pagamento di 2.500€ (ricorda una storia di circa 2000 anni fa). Riportiamo anche il forte impegno del professore Daniele Postacchini e di molti altri oppositori.
L’inchiesta va avanti da diversi anni. Quando nel 2015 contattai per email l’Arpam di Fermo mi rispose un signore che per motivi di privacy oscuriamo. Invece di fornire delle risposte concrete alle mie domande glissò dicendomi di rivolgermi al dipartimento provinciale di Ancona (che interpellato non rispose all’email). Con l’emanazione del D.lgs 155 del 13/08/2010 (Gazz. Uff. 18/09/2010 n. 216 S.O.) le funzioni di monitoraggio e valutazione della qualità dell’aria ambiente sono diventate di competenza delle regioni.
Come se un buco nero avesse risucchiato tutte le informazioni della stazione di rilevamento dell’aria. Continueremo a cercare.
L’assenza di dati determina delle forti criticità perché non permette di avere degli storici per effettuare delle comparazioni con gli anni passati e vedere l’evoluzione dell’inquinamento.
La progettazione pubblica, come ad esempio il piano regolatore, deve tenere conto di tali dati. Insomma, la mancanza di controllo della qualità dell’aria nella Provincia di Fermo è un problema molto grande, troppo sottovalutato anche in vista della costruzione di centrali a biomasse.
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Ha fatto il giro dei social da pagina a pagina (partendo da quelle territoriali fino a quelle nazionali) e tutti si sono domandati se l’insalame sia veramente una nuova pietanza marchigiana o la solita BDS (bufala di successo) /presa in giro nei riguardi di una categoria molto discriminata sui social: i vegani.
In realtà si tratta della seconda opzione, infatti la foto originale, trovata mediante ricerca inversa delle immagini su Google, è postata nel sito italiano64.over-blog.com e raffigura il famoso salame di Felino (prodotto per l’appunto nella cittadina di Felino in provincia di Parma). Tra l’altro è il ciauscolo il salume della tradizione contadina dell’entroterra umbro-marchigiano quindi magari l’insabuscolo sarebbe stato più credibile anche se meno sonoro come pronuncia. Il post goliardico circolante in rete è corredato di spiegazione tecnica culinaria che aumenta suggestione e credibilità.
“Dalle Marche, Il “Salame” 100% Vegano: l’Insalame. A base di cicoria, lattuga, rucola, scarola, radicchio, tarassaco e aglio, questo piatto è davvero un eccellente sostituto dell’insaccato. Il grasso è ottenuto dalla centrifugazione di pregiati oli vegetali e burro di nocciole salata. Si può avere con o senza pepe. La “pelle” viene ricavata da un opportuno trattamento delle foglie di mais.”
Insomma una “photoshoppata” degna di nota ha riscritto la tradizione marchigiana.
>>> Ringraziamo la prestigiosa rivista Wired Italia per averci citato nel loro articolo <<<
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