Le Marche Zozze o Marche Sporche: 20 detti popolari

Le Marche Zozze

Cosa sono le Marche Zozze? – Le Marche Zozze o Marche Sporche sono termini che identificano la parte sud della Regione Marche dove si sente la vera tradizione regionale; in tali posti i dialetti non hanno influenza romagnola e cambiano nel giro di pochi chilometri. Chiedilo a le Marche zozze e saprai le giuste risposte.

Cosa sono le Marche Zozze? Nelle “Marche Zozze” o “Marche Sporche” le usanze la fanno da padrone o almeno fino agli anni ’90 erano in gran parte prevalenti.

Così come il patriarcato. Il termine sporco identifica il lavoratore marchigiano che si sporca le mani facendo lavori usuranti e legati ad un ceto sociale di certo non borghese, che si riflette nella dialettica sporca, ricca di termini locali derivanti dalla cultura popolare contadina.

Un particolare di questi luoghi sono le chiamate telefoniche che non seguono alcuna linea logica o netiquette telefonica. Qui si percepisce più realismo anche se la deriva globalista sta influenzando anche questa parte di territorio.

Cosa sono le Marche Zozze
Cosa sono le Marche Zozze?

Tipica telefonata nelle Marche Zozze

• Loro: <<Aoh, uhhh>> (parenti stretti ed amici dei miei non si identificano mai, pretendono che tu li riconosca da suoni onomatopeici)
• Io: <<Pronto chi è?>> (chiedo sempre l’identificazione dell’interlocutore)
• Loro: <<So io! Non me rconosci?>> (se la prendono perché non li hai riconosciuti ed invece di identificarsi continuano imperterriti. Come direbbe Sordi nel marchese del grillo io so io e voi non siete un cazzo)
• Io: in silenzio (aspetto di capire chi sono)
• Loro: <<Do sta pardo e mammata?>>
• Loro: <<Quanto va azato (reso) la glia (oliva)?>>

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Nelle “Marche sporche o Marche zozze” funziona così, sappilo. La comunicazione è nuda e cruda senza troppi fronzoli. L’interlocutore è grezzo e privo di ogni forma di raffinatezza. Non ci sono maschere altisonanti. Dietro ogni “uh, oh” si cela una figura dal carattere forte ed aspro. Forgiata da anni di terra amara, biastime e tradizioni. Nelle Marche zozze puoi trovare la culla della marchigianità più recondita di matrice mezzadrile.

Il mezzadro che lavorava la terra del padrone è riuscito a scalare la classe sociale in un dopoguerra segnato da una crescita florida e veloce. Lasciare la terra per la fabbrica è stata la scelta di molti mezzadri di nuova generazione che sono stati attratti da stipendi più sostanziosi e sicuri. Mentre la terra, anno dopo anno veniva abbandonata con essa le tradizioni ed i costumi stavano iniziando a scomparire.

Cosa puoi trovare nelle Marche Zozze? Piane di Montegiorgio: la regina delle Marche Zozze

Torre Eiffel Piane di Montegiorgio
Torre Eiffel Piane di Montegiorgio

Nelle Marche sporche troverai il meglio della tradizione che sfocia in opere culinarie di alto livello.

Anche la blogger/influencer/food video expert Benedetta Rossi è delle Marche sporche e possiamo dire che è la regina, la procreatrice del “fatto cuscì”, la rappresentatrice per eccellenza di noi delle marchigiani sporchi e zozzi.

La Torre Eiffel delle Marche Zozze è qualcosa che lascia il segno in ogni bambino, tanto da diventare meta postmezzadrile molto gettonata per fare i selfie venuti male.

Insomma, per portare in giro il radical chic che va a Parigi il postmezzadro, che segue Degrado Postmezzadrile, si fa la foto/video fiero sulla Torre Eiffel di piane perché il viaggio è gratis e la ruggine è una finezza tutta nostrana.

  • “A li tignusi tocca dajela vinta, a li jutti tocca faglie lu piattu più grossu”
  • “Le cerque no l’ha fatti mai li melarangi” o la variante “Li spi non fa l’arangi”
  • “Sparagna, sparagna rdiavolo se lo magna”
  • “Pe’ cantà ce vo’ la voce”
  • “Se nonnu c’avia le rote era n’carrittu”
  • “Che te pozza pija un gorbu”
  • “Che pozzi cascà a parte rreto co le ma n’saccoccia”
  • “Che pozzi sputà lo sango”
  • “Pozzi arde”
  • “O che te pozza pija un gorbu, ancora campi? Chi non more se rvede”
  • “Bella non è disse lu porcu sopra lu tavolazzu, tutto me pare tranne che na partita a carte”
  • “Sta attende, passa all’uru e non cciuturatte gnoppe lu jemmete”
  • “Dopo lo ride vé lo piagne” – e la variante – “Lù tropp rid’ va a f’nì ‘n piant'”
  • “Meglio faccia roscia che trippa moscia”
  • “Li sordi fa rghi l’acqua per n’insù”
  • “Ma come te se mindua?”
  • “Lu porcu satullu scapota la trocca”
  • “Sagnusto rporta justo”
  • “Sant’Anna justo rmanna”
  • “Pioe e c’è lu sole, se marita le cucciole”
  • “Li danni che fa l’acqua lo vi non l’ha mai fatti”
  • “Porti la capoccia per spartì le recchie”
  • “Meglio comprà lo latte che da da magnà a la vacca”
  • “Meglio puzzà de vì che d’ojo santo”
  • “Na recchia sorda 100 lengue secca”
Seremailragno Edizioni
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