In realtà bisognerebbe fare molte obiezioni su tale frase detta in tv dalla sorella di Giulia Cecchettin. Elena Cecchettin, su Instagram siderealfire, definisce quelli come Turetta non dei mostri ma dei figli del patriarcato.
Quelli come Turetta
Quelli come Turetta sono figli dei rapper e trapper italiani che inneggiano all’anti-cultura, alla violenza verbale sul mondo delle donne (sotto abbiamo riportato una canzone in merito). Sono figli del nuovo movimento anti-Cristo diffuso che inneggia a croci rovesciate, pentacoli, sette, occulto, tatuaggi e distruzione del corpo. Figli della distruzione dell’identità e delle radici nel territorio in cui si cresce, dell’impoverimento culturale e cancel culture, dell’adulazione di soldi, potere e sesso.
Rappresentano i figli del materialismo, della moda costosa, della lussuria, dell’invidia, dell’avarizia, dell’odio, del rancore, della competizione senza condivisione.
Quelli come Turetta sono i figli del male che sta avanzando in una società che ha perso il barlume della fede e della speranza.
Il patriarcato
Il patriarcato è da 1923, oggi siamo nel 2023. I genitori di Saman sono figli del patriarcato e di un retaggio culturale tipico (i matrimoni combinati). Ci sono cose che vanno oltre la parola patriarcato fortemente schierante e divisiva. Insomma, a livello mediatico le parole vanno pesate e questo non è stato fatto dalla Elena, ma possiamo capire anche il suo stato.
Ma i giornalisti ci vanno a nozze con queste situazioni e la tampineranno fino allo sfinimento, mentre la politica coglierà la palla al balzo per una strumentalizzazione senza precedenti a livello mediatico. La violenza sulle donne si fermerà? No. Cambierà qualcosa? No.
Il patriarcato è impedire alla donna di vestirsi come vuole, imporre la copertura, imporre regole, imporre matrimoni combinati. Tipico di culture diverse da quella italiana moderna. Infatti, il decreto del 10 marzo 1946 permise alle donne con almeno 25 anni di età di poter eleggere e essere elette alle prime elezioni amministrative postbelliche. Ben oltre 70 anni fa!
In India, Pakistan, Emirati Arabi, Arabia, Iran il patriarcato ancora esiste ed è forte. Quante ragazze che volevano vivere all’occidentale sono state uccise in Italia? Il patriarcato che esiste ancora oggi in Italia è figlio delle culture extracomunitarie che hanno preso sempre più piede per via di una mancata identità nazionale italica che sapesse contrastare ed evitare tali violenze, lo dicono i dati.
La sindrome di Turetta
Potremmo definire tutto questo come una sottospecie di psicosi, ridefinibile in “sindrome di Turetta”, figlia dell’aberrazione sociale perpetrata negli anni e sfociata in un clima di violenza e malessere interiore. L’antipasto della fogna del comportamento descritta nell’esperimento Universo 25.
L’effetto sulla politica, stampa e le divisioni createsi
Essendo diventato un caso mediatico fortemente sentimentale e partecipato, l’effetto sulla politica non è tardato ad arrivare. La parola patriarcato crea subito una spaccatura a livello di comunicazione. Perché è un termine schierante verso il centro-sinistra che lo sta usando e userà a proprio vantaggio.
Di contro si è generato un livore per gli avversari di centro-destra ed i loro seguaci. Insomma, Elena Cecchettin ha creato l’effetto che piace tanto alla Lucarelli e Scanzi: divisivo, di pancia, nazionale. Tantè, che la Elena è balzata ad oltre 110.000 follower su Instagram dove è stata anche bersagliata dai cattolici che vedendo un profilo che ha tutta l’aria di non essere ovviamente Cristiano si sono aizzati nei commenti aumentando l’engagement e spingendo l’algoritmo.
Di conseguenza sono scesi altri a difenderla e commentare, facendo decollare i post e la popolarità. Insomma, un caso mediatico che mette insieme tutti i pezzi di un puzzle maligno che va a nozze con gli “abitanti” di X (l’ex Twitter) ma anche Instagram.
Di tutto questo nessuno farà caso a come gli algoritmi siano decisivi in queste situazioni e di come l’opportunismo sia viscerale e cinico. Un caso che sottolinea il peggio del peggio di una società vuota, senza identità. Perché Turetta è figlio di questa nuova società del male.
Un pezzo di testo di “Hey Tipa” (Sfera Ebbasta ft. Gordo)
[Strofa 2: Gordo]
Hey troia vieni in camera con la tua amica porca
Quale? Quella dell’altra volta
Faccio paura, sono di spiaggia
Vi faccio una doccia, piña colada
Bevila se sei veramente grezza, sputala
Poi leccala leccala
Limonatevi mentre Gordo recca
Gioco a biliardo, con la mia stecca
Solo con le buche, solo con le stupide
‘Ste puttane da backstage sono luride
Che simpaticone vogliono un cazzo che non ride
Sono scorcia-troie
Siete facili, vi finisco subito
“Mi piaci, gioco hard” dubito
Di te tipa, che vieni a casa mia con la tua amica
Se non è una quinta amica
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