Se un club privato fa una DONAZIONE ad esempio di 10 computer ad una scuola pubblica dove la dirigente stessa fa parte di uno di quei club privati finendo sulla stampa (grazie al giornalista che fa parte di uno di quei club perché il marito fa l’avvocato o il notaio e ha gli sganci giusti), allora: “Si sta facendo una beneficenza (ma ai laici piace il termine filantropia) o si sta migliorando l’immagine di una dirigente e del club privato stesso?”
Diamo la nostra definizione, secondo la nostra verità.
La donazione amplificata diventa pubblicità
La donazione così amplificata dai mass-media trasforma un bene immateriale donato in una pubblicità mediatica su larga scala ed è in sostanza un triplice investimento in comunicazione del club:
1 – per attrarre nuovi ingressi e quindi denaro che alimenta il sistema classista, piuttosto che un’OPERA FILANTROPICA come piace chiamarla in ambito para-massonico
2 – per promuovere l’immagine del singolo
3 – per promuovere l’immagine del club
Pertanto in tal caso la donazione non rappresenta un’opera di beneficenza per come il termine è considerato nell’ambiente cristiano cattolico che fa parte della tradizione italiana e quindi anche della cultura.
Definizione di filantropia secondo Treccani
Filantropìa s. f. [dal gr. ϕιλανϑρωπία; v. filantropo]. – Amore verso il prossimo, come disposizione d’animo e come sforzo operoso, di un individuo o anche di gruppi sociali, a promuovere la felicità e il benessere degli altri: opere di f.; uomo ricordato da tutti per la sua grande filantropia.
La conclusione
Ci può essere guadagno anche se è immateriale e di conseguenza non quantificabile a priori ed empiricamente (non comprovabile con un ROI, return of investment); tale guadagno prende il nome di GUADAGNO D’IMMAGINE e si ripercuote sull’immagine positiva soprattutto se di una persona in carriera.
Ergo: se ad una donazione corrisponde un ritorno d’immagine allora prende il nome di INVESTIMENTO IN COMUNICAZIONE solo che invece di pagare per un servizio di una agenzia di comunicazione e marketing in maniera diretta si elargisce denaro per ottenere in maniera indiretta un simile risultato ma in modo molto più furbo e apparentemente signorile. Questa tecnica di donazione prende il nome di filantropia.
FILANTROPIA VS BENEFICENZA
Questa è a nostro avviso la differenza tra la FILANTROPIA (tipicamente laica) e la BENEFICENZA (tipicamente cattolica). Gesù si espresse in merito e disse che “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” ma se poi ricevi sotto altra forma di ritorno allora stai facendo il furbo, motivo per cui aggiuse in un altro discorso una frase divenuta iconica di cui spesso non si comprende il significato o il motivo:
“Quando fai l’elemosina non sappia la destra cosa faccia la mano sinistra”.
Tale frase sta a significare proprio che quando fai l’elemosina (che è una forma di beneficenza) e doni al prossimo non devi farlo alla luce del sole per pubblicizzarti ed avere un ritorno d’immagine ma senza dare nell’occhio affinché venga per l’appunto a mancare quello scambio materiale-immateriale che è il ritorno d’immagine.
Il concetto della felicità cristiana è nel donare al prossimo senza ricevere.
In versione estesa la Bibbia tratta l’argomento in maniera chiara ed esemplare:
“1 Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.
2 Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
3 Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,
4 perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. Matteo 6, 1-4
Tratto dai pensieri della filosofia del ragno.
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