Ero appoggiato al bancone del bar,
con la testa china e lo sguardo perso nei miei pensieri,
alla mia destra un gruppo musicale suonava “because the night”,
l’atmosfera sembrava uscire da una
sceneggiatura di Quentin Tarantino.
Misi le mani al collo e sistemai la camicia,
una carezza verso il basso alla barba,
un tocco all’insù del baffo e alzai la testa.
Le mie papille rimasero fulminate.
Non misero a fuoco, andarono letteralmente a fuoco.
In slow motion vidi venire verso di me
una figura femminile
simile ad un angelo caduto dal cielo,
i miei occhi si inabissarono.
Indossava short di jeans,
che esaltavano le gambe longilinee.
Un “filo sottile” separava
la perfetta simmetria della “sponda”
sinistra da quella destra,
e al confine centrale terminavano con una
rientranza mozzafiato.
Sopra non aveva le ali
ma indossava una maglia di pizzo nera,
e i miei occhi impazzivano nel “giuoco”
del vedo e non vedo. La mia immaginazione vedeva tutto il non vedo.
Lo sguardo era penetrante,
la sua sensualità non aveva paragoni,
il cuore alzò il ritmo,
come una vecchia macchina in salita,
bo boom, bo boom, bo boom,
andò su di giri.
Non era tachicardia, era un colpo:
un colpo di fulmine
Because the night belongs to lovers
(Perché la notte appartiene agli amanti)
Because the night belongs to lust
(Perché la notte appartiene al desiderio)
Because the night belongs to lovers
(Perché la notte appartiene agli amanti)
Because the night belongs to us
(Perché la notte appartiene a noi)

Michele Paoletti, dedica a Virginia
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