MUApp doveva essere un’app dedicata al commercio monturanese disponibile per dispositivi Android ed Apple. Tutto era nato alcuni anni fa quando diversi commercianti cittadini, in collaborazione con Confartigianato, presentarono un progetto per partecipare a un bando regionale dedicato ai cosiddetti centri commerciali naturali, cioè quelle aggregazioni di negozi che operano integrandosi tra loro in ambito urbano, spiegava la sindaca Moira Canigola. Anche i media dell’informazione erano entusiasti dell’iniziativa, riportandola sui quotidiani cartacei e online. Ma cosa dice la controinformazione?
Come doveva funzionare l’app?
L’App era semplice: ciascun cliente che effettuava acquisti in uno dei negozi convenzionati riceveva, mostrando al negoziante il codice profilo dell’App, un credito ogni 15€ di spesa. Accumulando crediti si potevano sbloccare offerte esclusive, di cui successivamente usufruire mostrando il codice promozione al commerciante.
L’idea dei crediti funzionava come il cashback e sarebbe dovuta servire per incentivare il commercio cittadino. Spesso le idee sono giuste sulla carta ma l’applicazione pratica su un contesto cittadino di soli 8.000 abitanti con un numero ridotto di attività può essere completamente opposta come era neanche tanto difficile immaginare, soprattutto se non c’è una forte spinta nella comunicazione, ma neanche quella spesso basta con un target così piccolo in un contesto oramai iper-globalizzato.
Il progetto finanziato dalla Regione Marche
Il progetto fu finanziato nel 2019 dalla Regione Marche perché arrivato tra i primi venti: 50.000 euro destinati a nuovi arredi e attrezzature per i negozi, ma anche all’App, sviluppata dal Lab 4 Brains di Montegranaro, che si è anche occupata della formazione tecnica personale.
“In tutto questo il Comune di Monte Urano ha svolto il ruolo di soggetto aggregatore, riuscendo alla fine a unire ben nove diverse attività: Alberto Monti, Bontà in Tavola, Fioreria Serenella, Gioielleria Cameli, Iso Centro Estetico, Lorella Parrucchieria, Moretti Arreda, Photogram e Samsara Centro Estetico” diceva la sindaca, che era particolarmente soddisfatta anche per il tempismo ed affermava:
“Conosciamo bene le difficoltà che i piccoli esercizi cittadini attraversano ormai dappertutto, ma come Comune non siamo voluti rimanere con le mani in mano e abbiamo deciso di essere parte attiva di un progetto che rappresenta la dimostrazione del fatto che, se si fa rete, il commercio tradizionale di un paese piccolo come il nostro può provare a sostenere determinati costi e a riproporsi in modo diverso attraendo nuova clientela”.
Che fine ha fatto l’app?
Il progetto sembrò finire prima ancora di iniziare. L’app non è stata pubblicizzata a dovere, praticamente la maggior parte dei cittadini monturanesi non la conosce nemmeno tutt’oggi. Non vi è stata comunicazione e dagli store ufficiali è praticamente scomparsa, impossibile da scaricare.
E così 50.000€ di fondi pubblici regionali che dovevano servire a sostenere il commercio e rilanciarlo non hanno avuto alcun impatto sociale di lungo periodo percepibile per la crescita del territorio. Un investimento economico sostanzioso andato in malora, l’ennesimo bando che non ha portato sviluppo tecnologico e spinta nelle vendite.
Eppure le dichiarazioni del primo cittadino sui giornali erano rassicuranti, ma come spesso accade nel monturanese le parole (chiacchiere) si perdono poi nell’applicazione dei fatti (applicazione che in questo caso è intesa sia in senso stretto che in senso lato).
Monte Urano ci riprova con un bandi di altri 20.000€
Nel 2021 non contenti dello “strabiliante risultato” (è una spiacevole battuta che non avremmo voluto fare) si ottengono altri 20.000€ e la frase presa dalla stampa è “Investiamo 20mila euro. Capiremo passo passo dove possiamo arrivare, poi andremo alla ricerca di bandi. Prima vogliamo creare il nucleo”.
Secondo il quotidiano online laprovinciadifermo.com il tutto è stato affidato a Contenitore 11. Dagli atti risulta a THIS & MORE STUDIO SRL di Marco Amato, fondatore di Contenitore 11: uno spazio di coworking.
Una landing page che costa come un’auto
Con questi 20.000€ è stata creata solo una landing page con due pulsanti social e inserite qualche foto sulle piattaforme americane con una comunicazione veramente banale senza un minimo di video storytelling. Qualche borsetta shopper e dei depliant. Fine. Almeno è venti volte il costo reale di ciò che è stato fatto.
Per chi non è ferrato una landing page è una “pagina di atterraggio” tipicamente usata per fare remarketing, vendere corsi, far compilare form (ottenere dati e targhettizzare), visualizzare le pagine social. Le landing page sono progettate con un obiettivo e devono quindi essere il più possibile semplici per garantire che il tasso di conversione della campagna collegata si mantenga alto.
Eppure il remarketing non si è mai visto. Nessun effetto sulle vendite digitali. Nessun cambiamento sostanziale. Non vi è stato sviluppo tecnologico, ottimizzazione, automazione, acquisizione clienti, creazione di ricchezza. Nulla.
Poi il dominio non è stato più rinnovato ed è finito tutto in un nulla di fatto. Il dominio se n’è andato a farsi benedire come documentato:
Conclusione: Monte Urano vince i bandi ma sciupa le occasioni, si depopola e i giovani fuggono
La città di Monte Urano negli ultimi anni sta soffrendo di decrescita demografica e di emigrazione verso altri paesi. Quelle che dovrebbero essere opportunità di rilancio naufragano prima ancora di partire. I progetti non hanno un impatto sulle aziende tale da diventare dei volani dell’economia che permettono alla società di crescere e rimanere nel territorio. I giovani se ne vanno, le aziende chiudono, i finanziamenti non vengono sfruttati.
Ma i giornalisti fanno veramente il loro lavoro d’informazione completa ed esaustiva o sanno fare solo copia-incolla dei comunicati? Chi controlla l’impatto dei bandi nel medio-lungo periodo e il ritorno dell’investimento?
Ma la vera domanda è: “Qual’è stato il risultato tangibile di questi 70.000 €?”
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