Il progetto del Metanodotto “San Marco-Recanati” DN 600 (24”) DP 75 bar è stato proposto dalla Società Gasdotti Italia S.p.A e ha avuto il via libera (con decreto ministeriale del 9 Ottobre 2014) del ministero dello sviluppo economico.
È stato inserito da S.G.I. (Società Gasdotti Italia) nel piano decennale degli investimenti 2015-2024. L’infrastruttura prevede una nuova interconnessione bidirezionale con la rete Snam Rete Gas (società leader in Italia nel trasporto e dispacciamento di gas naturale) a Recanati e consentirà di trasportare verso nord la capacità incrementale ottenuta con i collegamenti della rete a sud e con l’allaccio dei siti di stoccaggio esistenti o previsti da diversi operatori (istanza di avvio procedura metanodotto San Marco-Recanati, un ulteriore incentivo per la creazione di siti di stoccaggio con tutti i problemi che ne derivano a livello sismico e di sicurezza).
La trattazione del tema è abbastanza delicata visto che ci piazzano sotto il culo tubi dove ogni giorno passa costantemente un idrocarburo, chiamatelo metano, chiamatelo gas, chiamatelo CH4, interessa suolo pubblico e privato e il territorio comunale di Monte Urano per un tratto di 3,5 km. La tratta completa non è uno scherzo di due metri ma è lunga 34 Km (per la precisione 34.549 Km) e riguarda in totale 8 comuni:
- Monte Urano
- Montegranaro
- Monte San Pietrangeli
- Monte San Giusto
- Corridonia
- Morrovalle
- Montelupone
- Recanati
Il numero dei proprietari catastali interessati è superiore a 50 (soggetti ad esproprio e a occupazione temporanea). Il valore totale dell’opera risulta essere pari a 43.000.000€. Se da una parte mettiamo le telecamere per aumentare la sicurezza, dall’altra parte siamo sicuri che il metano a 75 bar sotto le “chiappe” pur passando in zone di campagna si possa definire sicuro?? Se permettete io ho i miei ragionevoli dubbi e perplessità e la domanda penso sia lecita.
Alcuni dati di progetto:
Fonte: Relazione tecnica Metanodotto San Marco-Recanati
Le domande sono quindi: quali siano i rischi, i costi che pagheremo con le tasse sulle bollette energetiche, le ricadute riguardanti l’impatto ambientale e sul paesaggio locale? Chi ne trae effettivamente vantaggio? Stanno preparando la trama per piazzare qualche altro sito di stoccaggio? È necessario l’ampliamento o serve perché stiamo diventando un gigantesco hub che accumula gas per rifornire l’Europa e rivendere la materia prima quando fa più comodo alle multinazionali energetiche?
Inoltre vi è un secondo tronco denominato ”Cellino-Teramo-San Marco” II° tronco di 75 chilometri che arriverà a Luce (frazione di Sant’Elpidio a Mare).
Il Comitato No Trivelle del Piceno ha contestato la realizzazione del metanodotto “Cellino-Teramo-San Marco tronco”, che parte da Teramo ed arriva a Sant’Elpidio a Mare, lungo un tracciato che attraversa le colline di Offida e Castorano, e il percorso del Rosso Piceno Superiore. “Cosa pensano i turisti quando vedono la superstrada del metano che sta facendo strage di viti, ulivi, querce e quant’altro incontra lungo il suo percorso? È il pesante tributo che il nostro territorio ancora una volta è chiamato a pagare per le scelte scellerate dei nostri Governi sulle politiche energetiche”. “Quest’opera – dice il Comitato No Triv – non è per il nostro fabbisogno ma per una politica sbagliata di asservimento dei Paesi del Nord Europa: ha un impatto ambientale fortissimo ed è pericoloso. È un metanodotto cosiddetto di prima specie, ad alta pressione (75 bar) con un tubo di diametro 50 cm., interrato nelle nostre fragili colline” (fonte Ansa).
Ecco quale fu il parere del 2015 di Augusto De Sanctis : Articolo di Augusto De Sanctis
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