Avevo su per giù 15 anni e leggevo i giornalini per ragazzi venduti fuori dalla chiesa della mia parrocchia.
Erano una specie di focus junior davvero molto interessanti, i cui argomenti variavano dalla storia alla tecnologia. In ogni uscita venivano allegati dei fogli plastificati per raccoglitore ad anelli, catalogati per argomento, cosicché potevi crearti la tua enciclopedia personalizzata a piccoli passi, aggiungendo ad ogni uscita le pagine speciali nel raccoglitore. In soffitta dovrei avere ancora uno scatolone pieno di questi opuscoli e la cosa interessante sarebbe quella di riprenderli e rileggerli per vedere cosa effettivamente si è avverato, cosa non era proprio veritiero e cosa deve ancora verificarsi.
Tra tutte le discipline trattate un argomento interessante riguardava la telemedicina, ovvero il complesso delle applicazioni telematiche applicate al mondo medico, per diagnosi e terapie a distanza. Praticamente per le operazioni basilari non sarebbe stata più necessaria la presenza fisica del dottore e del paziente nello stesso luogo ma una presenza digitale nello stesso mondo telematico. Erano letture davvero interessanti che incuriosivano ad approfondire l’argomento, ed io con cura maniacale conservato tutte le mie riviste come fossero oro colato e col senno del poi mi sarei aspettato che in breve tempo avrebbero invaso il nostro mondo avvezzo a sviluppi esponenziali. Ma non avevo fatto i conti con la realtà, in effetti cazzo pensavo di essere nella Silicon Valley!
Invece no, vivo in Italia, nelle Marche, in un piccolo paesino non distante dalla costa, un luogo dove quando parli di tecnologia ad un pubblico in costante invecchiamento (questo ahimè contribuisce ad aumentare le malattie e quindi a peggiorare la situazione), non sembra sortire quasi alcun effetto. Ecco allora che per far controllare una semplice analisi del sangue devi attendere 3 ore dal medico di famiglia per un’operazione di a malapena 5 minuti. E poi si chiedono perché le persone si fanno le autodiagnosi su Google, saranno mica per i tempi di risposta di 0,03 secondi? Sarà mica perché nel mondo sempre più frenetico la gente ha margini di tempo sempre più risicati e non ha tempo di perdere tempo?
(SPAZIO DI RIFLESSIONE)
Poi magicamente senti un rumore, alzi verso l’alto quello sguardo perso nel vuoto e fisso a terra in stato di sospensione, e come una mossa di mouse: ti riattivi. Il focus dei tuoi occhi si concentra su quella maledetta fottuta maniglia che hai fissato per più di un’ora. Ora il soggetto chiave è la maniglia-badate attenzione, non la legge della maniglia, prima la madre e poi la figlia, intendo la maniglia fisica–un movimento lento ed inesorabile verso il basso come slow motion a 240 frame.
Tutto accade in pochi millesimi di secondo, il cuore aumenta le palpitazioni, il sistema nervoso iniettata epinefrina, il corpo passa dallo stato morbido rassegnato dell’ignavo, ad uno di completa rigidità come nell’euforia di un sogno porno precedente l’amplesso. Ma come in un sogno andato a male, ti suona la sveglia e ti desti prima di aver copulato. Spingi verso il basso i Joule accumulati in energia potenziale dalla seduta di 3 ore e scateni sui quadricipiti un’energia cinetica paragonabile alla luce delle apparizioni mariane.
Come un centometrista al via, fai lo scatto bruciante oscillando gli occhi in entrambi i lati per scansionare le vecchiette pensionate furbe che con una scusa vogliono sempre rubarti il turno. Di qui un salto nel vuoto di qualche secondo e sei inconsapevolmente dentro, come nell’ovulo, in quella gara da medaglia d’oro vinta trent’anni fa. Fu veramente dura vincere tra milioni di avversari, ma conoscevo la scorciatoia.
Il dottore prende le analisi, le trascrive sul suo portatile (perché non fornire anche un file importabile nel software del medico oltre all’analisi cartacea? Troppo facile?), risponde al telefono ad altri pazienti mentre fuori, ad un tratto, quel fatidico minuto di silenzio viene interrotto bruscamente. Ora si odono voci da stadio come ad un goal dell’avversario: è arrivato l’informatore scientifico.
(SPAZIO DI RIFLESSIONE)
Operazioni di routine che fanno perdere tempo sia al paziente, sia al dottore e questa perdita equivale ad inefficienza a denaro perso. Ogni fila di persone significa inefficienza, significa sistema non funzionante, significa errore 404, significa sistema sociale non al livello di evoluzione sociale.
Erano questi i pensieri furiosamente viaggianti nella mia testa mentre seduto sulla fredda sedia di legno accanto a 20 persone che parlavano tra di loro dei soliti argomenti calzanti, tra medicine, dolori articolari, vacanze de Politini, chi pija la pensiò più ata, quilli che c’è rmasti sicchi, li cazzi dell’atri e li sordi, era iniziata a sorgere l’ansia da prestazione ,da un lato sbuffavo, dall’altro oscillavo irrequieto le gambe a destra e sinistra sperando che la signora di terza età entrata da 30 minuti sarebbe uscita prima dell’arrivo del becchino.
Sempre la stessa storia, quando raramente (per fortuna) devi andare dal medico di famiglia, vedi le stesse persone che parlano sempre degli stessi argomenti, che imprecano sempre contro l’attesa estenuante, lacerante. A causa dell’inefficienza ciclica, il sistema fomenta di volta in volta la frustrazione costringendoti ad andare dallo psicologo per curare l’ansia accumulata dal medico di famiglia.
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