Articoli promozionali spacciati per informazione dove si narra delle gesta del “buon samaritano”, l’imprenditore del metano, che si immola nel non alzare i prezzi del carburante perché è riuscito a spuntare un contratto con un prezzo molto più basso della concorrenza.
Buon samaritano o abile stratega?
Così i giornalisti (andrebbero messe le virgolette) scrivono che il “buon samaritano” evita di aumentare il prezzo del metano per essere vicino ai suoi clienti, rinunciando a lauti introiti economici. Ed i boomer dall’auto a metano leggendo tali articoli provenienti da più testate giornalistiche dal fil rouge noto, si complimentano con il tizio ringraziandolo per essere vicino ai suoi clienti (che si sono dimenticati di essere i primi finanziatori e dovrebbe essere perciò il contrario).
Tutto bene quel che finisce bene, no? NO! La narrazione è tendenziosa e profondamente errata dal punto di vista sociale ed economico. Una cronaca distorta della realtà, con un racconto falsato ed unilaterale. È questo a determinare la differenza tra informazione e promozione. Perché non siete andati ad intervistare quelli che hanno dovuto chiudere per il prezzo eccessivo alla pompa o quelli che si sono visti dimezzare i clienti? Con prezzi che vanno dallo 0.99€ al 2.50€ la lotta si ridispone orizzontalmente, tra i vari gestori, e la contraddizione classista diventa indistinguibile.
FACT CHECKING
1) Un imprenditore è vicino ai suoi guadagni ancor prima dei suoi clienti. Ogni scelta è finalizzata a mantenere un proprio ritorno economico ed i suoi clienti sono in primis suoi finanziatori. Più che tenere ai clienti si tiene a mantenere i finanziatori o ancor meglio incrementarli con un colpo di promozione da “buon samaritano” in un momento in cui la concorrenza annaspa e tu gli spari addosso.
2) La scelta di non aumentare il prezzo non è affatto una scelta sociale da Gesù di Nazareth ma una scelta strategica, poiché mantenere il prezzo basso quando la maggior parte degli altri distributori lo hanno aumentato significa garantirsi il doppio, il triplo, il quadruplo della clientela che si reca dal metanaro con il prezzo più conveniente. Trovare il prezzo del carburante inferiore è nell’indole di chi compra l’auto a metano: risparmiare il più possibile anche facendosi 30 km per andare a fare il pieno. Il target specifico è perciò molto influenzato dal prezzo come si potrebbe vedere dal grafico che gli economisti chiamano la rigidità della domanda al prezzo. Il giornalista osa ancora di più, infatti pubblica la foto della coda al distributore conferendo così un impatto visivo importante che aumenta il desiderio del lettore ad andare proprio lì a rifornirsi.
La tecnica della “fila promozionale” è antica: se vuoi promuovere un locale allora crea la fila. Lo facevano in discoteca quando ti costringevano ad attendere inutilmente fuori fino ad una certa ora solo per far vedere a chi passava che era pieno di persone.
3) Gli articoli di giornale promuovono la scelta di tale imprenditore (tra l’altro su basi infondate, forse per scopi clickbait perché sanno che di pancia piacerà ai lettori populisti o perché sono stati finanziati per dire certe stronzate) ed alimentano così la migrazione dei clienti verso il metanaro “buon samaritano”. L’effetto è che gli altri distributori perdono clienti, ovvero denaro e magari si infognano, sono costretti a chiudere mentre il “buon samaritano” si ingrassa lavorando a manetta con i profitti che lievitano di giorno in giorno perché come insegnano i cinesi è sulla quantità estremizzata che si può guadagnare con un profitto/kg inferiore. Poi magari l’imprenditore dopo aver fatto terra bruciata tra gli altri imprenditori si espande comprando anche i distributori infognati ed il suo impero si allarga mentre il mercato libero diventa sempre più oligopolio in mano alle grandi catene di distribuzione con tutti gli aspetti negativi che ne derivano.
4) In tutto questo si evidenzia la mancanza di un controllore, lo Stato, che permette queste pratiche da concorrenza sleale ma che sono purtroppo legali. Una sorta di dumping del metano.
E mentre i parlamentari e senatori discutono dove puoi entrare con una carta verde, quante dosi devi farti per poter andare a lavorare, come ridurre le tasse aumentando tasse ed inflazione, e la riforma catastale per farti pagare più tasse, accadono cose strane nel mondo di tutti i giorni.
La stampa locale e nazionale per come è strutturata non fa informazione ma promozione e l’imprenditore non fa il buon samaritano ma massimizza il profitto puntando in questo caso sulla strategia della grande quantità di clienti piuttosto che sul prezzo più alto. E tale strategia è molto più remunerativa sbugiardando l’affermazione dei “giornalisti professionisti dell’informazione” secondo i quali l’imprenditore rinuncia a lauti guadagni economici per star vicino ai suoi clienti. Una stronzata che è un insulto al lettore di un certo livello culturale. Ma veramente dite sul serio? Ma non è che vi finanziano il giornale con le loro pubblicità? A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina.
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