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Omicidio di Civitanova Marche – Indifferenza o corretta valutazione del rischio?

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UN CELLULARE COME INTERFACCIA DI SEPARAZIONE TRA REALE E VIRTUALE

Negli ultimi 20 anni il “progresso sociale” è stato quello di mettere un cellulare al centro dell’umanità e come interfaccia principale di comunicazione tra le persone. Ma come tutte le medaglie c’è la bella e la brutta faccia. Si inzia quasi a fare fatica nel separe il reale dal virtuale. Il vero dal falso. Un video vero da un deep fake. Un sorriso preparato per una foto Instagram da uno vero realmente percepito. E se un giorno credessimo di più al nostro personaggio virtuale costruito a tavolino rispetto alla persona reale? Il pericolo c’è.

Oggi vediamo il perfetto e macabro risultato di un utilizzo massivo del digitale e di cui non c’è assolutamente nulla da stupirsi se non del fatto che si continuano a girare video verticali in 9:16 invece di orizzontali a 16:9. Il 16:9 fornisce molta più informazione perché inquadra meglio la scena consentendo l’entrata in gioco di più ipotetici soggetti dell’ambiente circostante. Quindi se c’è una lezione da cui doversi stupire veramente è che nel 2022 non si è ancora in grado di fare una rotazione di 90° per inquadrare al meglio una scena utile per gli inquirenti in fase di ricostruzione delle dinamiche. Se si vuole fare un video per acquisire e memorizzare un’informazione allora bisogna farlo al meglio! Anche se le piattaforme che ora vanno per la maggiore sono migrate al 9:16 questo non significa che sia il formato giusto, ed infatti non lo è. Questo è il primo insegnamento tecnico che possiamo ottenere da questa storia. Infatti il signore con il cane che si vede parzialmente si sarebbe visto interamente se il video fosse stato fatto in 16:9.

INDIFFERENZA?


È giusto o no girare video? È lecito o no diffonderli? Beh, qui torniamo ai soliti problemi tecnici legati ai metadata. Se giri un video e lo diffondi dovresti prenderti le responsabilità del fatto, motivo per cui le piattaforme dovrebbero permettere di salvare e rendere pubblici i metadata al fine di risalire agli autori del video. Girare un video non sempre è lecito ed ancor meno diffonderlo senza consenso ma questo lo stabilirà la legge, noi parliamo di elementi più concreti ed imparziali.
Chi gira un video è testimone non solo fisico ma anche digitale e fornisce materiale per gli inquirenti. Girare video in queste situazioni è giusto se l’analisi della scena non permette un corretto intervento che potrebbe non compromettere l’incolumità di chi interviene estraneo ai fatti. Come potevano una ragazza e qualche vecchietto intervenire? Le avrebbero prese e magari ci sarebbero altri feriti/morti. Chi “parla” con dei commenti sui social è perché non ha mai avuto a che fare con tizi irascibili che perdono facilmente la testa perché magari hanno problemi psichici. Ci sarebbero volute una decina di persone per interevenire in blocco e garantire la riuscita del salvataggio.
Si parla invece di indifferenza cosa assolutamente non vera e denigratoria nei confronti dei cittadini civitanovesi e dell’immagine della città. Su quale basi si parla di indifferenza? Quali sarebbero?
Se intervieni rischi di prenderle, la fedina penale sporca, di passare dalla parte del torto, di rovinarti o perdere la vita. Perché poi è quasi sicuro che devi menare e anche forte. Se non intervieni vieni etichettato come indifferente.
In ogni azione di soccorso la prima cosa che ti insegnano è la valutazione dell’ambiente e del rischio di intervento in base ai soggetti protagonisti (dimensioni, stazza, peso, forza, massa muscolare, ecc…) che non è di certo aiutata dal panico e dall’aumento dei battiti cardiaci. L’analisi a freddo non è semplice se non si è preparati, se non si è allenati, se non si è abituati. Ecco questa è la verità. Facile etichettare le persone come indifferenti senza sapere nulla di nulla.
Si interviene solo se la valutazione del rischio è tale da ridurre al minimo la propria incolumità per aiutare gli altri. Inutile parlare di bianco e nero, di cosa sarebbe successo a parti invertite, di bla bla bla. Il ragionamento deve essere logico, oggettivo, imparziale privo da sentimentalismo politico/soggettivo/razziale. La controprova che nulla cambia se il colore della pelle è diverso si ha subito dopo poche ore sempre nel corso di Civitanova Marche, sempre con testimonianza video, sempre con modalità simili, sempre senza intervento di nessuno:

IL RAZZISMO?

Se proprio vogliamo identificare i razzisti, beh i primi sono quelli in cerca di visibilità mediatica. Mettono in risalto l’etenia a caratteri cubitali. Per non parlare dei frame video (non proprietari) con sopra appiccicato il nome della testata per far promozione. Lo sciacallaggio mediatico è tipico di questo paese poco avvezzo ad una narrazione corretta e molto più propenso al giornalismo populista legato alla pancia, al sentiment, ai primi piani dei pianti. E non c’è da biasimarli visto che l’aggregatore di notizie Google News suggerisce ed incentiva con i suoi algoritmi l’utilizzo di titoli clickbait.
Dove finisce il diritto di cronaca e dove inizia il rispetto? Una questione non semplice e sempre aperta.
Ed ora se si cerca Civitanova Marche su YouTube il video con più visualizzazioni non è quello turistico ma quello di un omicidio. Questo penalizza la città, il turismo, la regione, l’Italia. Infatti il video è circolato anche su Twitter con #CivitanovaMarche in tendenza, finendo all’estero con metaforfismi di comunicazione tendente alla motivazione razziale. Ma soprattutto la cosa che fa rabbia è che per colpa di singoli individui siamo sempre tutti quelli corretti a pagarla a livello d’immagine. Non è giusto! Noi non ci siamo ad essere catalogati come INDIFFERENTI per non aver usato la violenza contro una persona violenta.

Murales
Murales al molo di Civitanova Marche
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