Tutti si chiedono se il sensore ottico integrato sia affidabile o meno. La risposta è naturalmente dipende. Dipende da:
- come viene utilizzato
- la cadenza del passo
- le variazioni
- la posizione del sensore
- il movimento dell’orologio durante la corsa
- il contatto con la pelle
- la presenza di peli
- la formazione di sudore tra pelle e sensore
- tipologia di firmware installato
Quindi in generale possiamo affermare come il sensore ottico fornisca non una misura precisa ma a grandi linee di quella che è la frequenza cardiaca. Poiché dipende infatti da molti fattori è difficile che si abbia una stabilità nel tempo di tutti i parametri presi in considerazione. Per tale motivo si consiglia qualora si voglia puntare ad un’analisi accurata dei dati, l’utilizzo della fascia cardiaca. Quando l’orologio è indossato in maniera corretta e si esegue un andamento costante senza repentine variazioni i risultati dell’approssimazione risultano essere abbastanza precisi. Viceversa si possono avere notevoli discostamenti.
In questo sperimento (riportato da runworks.com) è stata fatta una corsa di 90 minuti con il Garmin Forerunner 235 e la fascia cardio HRM3. I due grafici mettono a confronto i risultati del cardiofrequenzimetro ottico da polso incorporato nel Garmin Forerunner 235 con la fascia toracica per il rilevamento del battito cardiaco Garmin HRM3. Il grafico mostra i dati HRM3 in rosso e quelli del FR235 in blu, ed è evidente a colpo d’occhio che ci sono delle discrepanze abbastanza importanti. I primi 15 minuti sono sostanzialmente ben approssimati, con qualche piccola deviazione tra le due misurazioni della frequenza cardiaca, ma in seguito le due curve si discostano notevolmente.
Cosa è successo dopo i primi 15 minuti? Si è verificato il fenomeno chiamato blocco della cadenza, ed è durato per più di 30 minuti. Rallentando le misurazioni della frequenza cardiaca sono finalmente tornate in sincronia. Ma quando si ha ripreso a correre, il problema è riapparso immediatamente. Si sono fatte delle prove stringendo e allentando la cinghia del FR235, spostandola su e giù per il braccio mentre si continuava a correre. Al 55 ° minuto, si è trovato un punto a metà dell’avambraccio che sembrava funzionare meglio e le letture del FR235 sono tornate alla normalità.
Allora, è solo questione di trovare il punto magico sul braccio? Purtroppo, non sembra. Anche con l’orologio nel punto “buono” sul braccio, i dati del sensore ottico hanno mostrato molti picchi dispari nei 20 minuti successivi, tra i segni dei 55 e dei 75 minuti sul grafico. E poi raggiungendo la sezione finale in corsa ed in salita, e le misure sono tornate ad essere confuse in modo permanente. Qualcosa nel cambiamento del passo in salita sembrava aver innescato nuovamente il blocco della cadenza.
Miglioramenti notevoli sono stati fatti nelle versioni successive (non solo software ma anche hardware con la riduzione dello spessore del sensore quasi completamente in linea con la base dell’orologio) come nel Garmin Forerunner 935 la cui comparazione vedremo magari nelle prossime puntate.
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