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Alla scoperta dei Tesori di Montegallo – Escursione

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Intro – Questi luoghi sono difficili, impervi, isolati; viverci costava e costa tuttora molta fatica, forse più nell’antichità rispetto ad oggi. Nonostante tutto, proprio nel loro passato si colloca il picco di crescita demografica. Negli anni trascorsi furono paesini molto vitali, costruiti appositamente in punti strategici sulle vie di comunicazione più importanti. Con il passare del tempo tutta l’area montana iniziò a spopolarsi e nacque un flusso sempre più florido verso la costa, lasciando dietro di se come degli indizi sul come si viveva e quanto fosse difficile farlo. Stiamo parlando dei borghi dei Monti Sibillini.

La conformazione geologica della catena dei Monti Sibillini, la vegetazione e molti aspetti interconnessi possono essere compresi ascoltando gli esperti in materia.

Queste foto risalgono al 06/03/2016, quando esplorammo con le guide escursionistiche abilitate AIGAENicola Pezzotta e Stefano Properzi, le frazioni del Montegallese, ovvero InterpreteColle,Casale Vecchio, Casale NuovoColleluceCollefratteAstorara, nomi particolari semisconosciuti alla storia contemporanea. Se vi recate in questi luoghi, passeggiando in silenzio noterete le chiavi lasciate sui portoni, i garage ricolmi di salato a stagionare, i macchinari spaccalegna semi-abbandonati, le case disabitate e un’arietta fine ricca di ossigeno incanalarsi nel sentiero da percorrere mentre il vostro sguardo tentando di inseguire l’orizzonte si perde sino al mare. Un silenzio assordante piomba nella testa, il calpestio di gruppo intona una melodia d’insieme come a ridar vita al tempo passato.

Il vento gelido accarezza la pelle, risveglia il profumo della natura, ci ricorda che non siamo soli ma viviamo in simbiosi. Ogni cambiamento genera mutamento, ogni disboscamento genera distruzione.
Il percorso si distende tra i borghi, le rovine, le fonti d’acqua, i torrenti e la ricca vegetazione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini artisticamente bella e al contempo complessa.

Gli alberi mostrano la loro grandezza, il loro vissuto, la loro essenza.

L’escursione prosegue fino alla chiesa di Santa Maria in Pantano o chiesa delle Sibille (oggi distrutta dal violento terremoto del 2016), che purtroppo non fu possibile visitare all’interno per via delle solite lungaggini burocratiche necessarie per richiedere le chiavi. Un vero peccato visto che ora le pitture sono andate completamente distrutte. Prendendo la cartina in mano ci troviamo esattamente qui (link a google maps), proprio vicino alle pendici del Monte Vettore.

Epigrafe del XI sec sopra la porta secondaria

Epigrafe residuale del XI sec.
SA(nc)TA  DEI  GENETRIX  SUB  TUU(m)
PRESIDIU(m)  CO(mmu)NE  V(iv)IMUS

T(emplum)  D(onum)  F(actum)  C(ommuni)  P(ecunia)  I(n)  D(omini)  A(nno)  M(illesimo) S(ecundo)  H(oc)  E(st)  (secundum) T(emplum)   D(omini)   N(ostri)  R(edemptoris)   ADONAI  M(atre)  L(ibenter)  IP(sum)  H(ic)  P(ositum)  R(ursus)

Santa Genitrice di Dio sotto il tuo presidio viviamo in comunione. Il Tempio è un dono fatto con il denaro della comunità nell’anno del Signore 1002. Questo è il secondo tempio per la Madre di Nostro Signore Redentore di buon grado lo stesso è qui posto nuovamente.

Il crollo della Chiesa nel 2016

Alcune informazioni su questa chiesa le potete trovare al seguente link

Alcune foto lungo il percorso

Si procede costeggiando i numerosi torrenti che vanno a formare il Fluvione, risalendo e passando vicino ad un antico mulino, dove è possibile scattare anche una bella foto di gruppo.

Una storia particolarmente interessante è quella di Casale Vecchio (1018 mt. s.l.m a 5 km dal Capoluogo Balzo), uno di quei paesi dei Sibillini devastati dalle valanghe che rovinosamente precipitavano dalla montagna. Il paese fu integralmente ricostruito nelle vicinanze in zona più sicura a cui fu dato il nome di Casale Nuovo. Per un fatto del tutto fortuito (molti abitanti erano riuniti per vegliare una bambina morta la sera precedente), morirono solo 8 persone. Nello stesso inverno del 1934 altre valanghe investirono Rubbiano (11 morti) e Bolognola (19 morti), già devastata da una precedente valanga nel 1930, offrendo tristi occasioni di riflessione sull’abitudine al disboscamento selvaggio. Ciò che è rimasto in piedi di Casale Vecchio sono solamente un paio di casette ma verso valle è possibile intravedere numerose pietre (di origine calcarea) delle costruzioni abbattute e le fondamenta o mura limitrofe del paese. 

Conclusione – Non so cosa la gente trovi di bello in quei “mostri” chiamati grattacieli come a New York dove il caos, la frenesia e le luci psichedeliche della pubblicità portano alla pazzia dell’essere. Sta di fatto che abbiamo un tesoro immenso in casa e molte volte soggiogati dalla nebbia dell’isteria non riusciamo neanche a vederlo. Apprezzare la natura significa apprezzare noi stessi, il nostro futuro, la nostra sopravvivenza.

Dettagli dell’escursione

  • Difficoltà: E
  • Lunghezza: 9 km circa
  • Dislivello: 500 m circa
  • Durata: 5 ore circa (comprese le soste)
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