Che le discoteche siano luoghi di discriminazione ed ostentazione è noto oramai da tempo, prima ancora dell’avvento dei social, ma non si è fatto veramente mai nulla a livello legislativo per colmare questa vera e propria falla morale. L’aggregazione con entertainment non può e non deve essere discriminatoria e classista nei confronti della società.
Discriminazione di genere
Continuiamo a leggere frasi del tipo:
“𝗜𝗡𝗚𝗥𝗘𝗦𝗦𝗢 𝗜𝗡 𝗟𝗜𝗦𝗧𝗔 𝗘𝗡𝗧𝗥𝗢 𝗟𝗘 𝗢𝗥𝗘 𝟭:𝟯𝟬: omaggio donna, uomo XX€ con drink”. Il problema è che in questo caso le vittime sono gli uomini e non esiste ancora una cultura di uguaglianza ben definita. Ma andiamo avanti.
Le discoteche vanno in controtendenza rispetto al nuovo mondo colorato, ma perché? Perché si fa pagare o meno in base al sesso della persona? Allora un trans, un travestito, un uomo che si sente donna e una donna che si sente uomo dove li si categorizza? Può il marketing essere così discriminatorio? Lo si deve accettare o no?
È un’evidente discriminazione di genere.
La discriminazione quando fa comodo va bene?
Ingresso XX€ uomo e omaggio donna oppure XX€ uomo e XX/2€ donna è discriminazione sessuale. Siamo nel 2022 e le discoteche ancora applicano metodi di categorizzazione del 1970. Un trans quanto dovrebbe pagare (XX€+0€)/2? Un travestito? Un fluido? Ripeto, siamo nella nuova era e si fa pagare l’ingresso ad un locale in base alla natura sessuale di un essere umano.
Possiamo dire come le discoteche ed i loro relativi gestori abbiano uno schieramento notevolmente a destra e il quantitativo di denaro da sborsare venga utilizzato per fare selezione e discriminazione.
La brutta bestia chiamata marketing
Il tutto nasce dal marketing e dalla teorica differente rigidità della domanda al prezzo tra uomini e donne. L’uomo è disposto a pagare di più rispetto alla donna mentre la donna tenderebbe a cambiare locale. Di conseguenza si avrebbe un eccesso di uomini che però la volta successiva in parte non tornerebbe a causa della bassa presenza femminile. È una regola sorpassata o è valida ancora oggi?
Può il marketing discriminare? Può il denaro dettare le regole del gioco? Non si è lottato fino ad oggi per la parità dei diritti? E la parità dei doveri?
C’è anche un secondo aspetto. In molti casi le donne saltano la fila e si selezionano in maggior abbondanza discriminando ancora una volta in base alla natura dell’essere umano.
Tutto bene perché fa comodo o anche qui bisogna eliminare la discriminazione?
Discriminazione del vestiario
Inoltre, le discoteche discriminano in base al vestiario chi può e chi non può entrare mettendo in dubbio le scelte personali, la libertà di vestire, l’essere se stessi e l’imbarazzo nei gruppi di amici. Sulla base di quale criterio oggettivo una persona viene selezionata? Nessuno. Non esiste. Vengono utilizzati criteri soggettivi di individui posti all’ingresso per guardarti e dirti: ok o vai a casa.
Di solito questi elementi sono essi stessi da selezionare (e infatti li lasciano fuori dalla discoteca a farlo perché non li vorrebbero neanche i gestori) in quanto tutti mezzi scritti e con un abbigliamento da milanese imbruttito. Ti guardano con sfida dall’alto al basso e poi ti dicono anche: “Cosa hai sotto” e devi togliere il giubbino per far vedere il tuo vestiario. RIDICOLO, RIDICOLO, RIDICOLO, UNA PAGLIACCIATA SOCIALE.
È un’evidente discriminazione classista su base sociale: se non ti vesti omologato sei fuori.
Cosa dice la legge? Il Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza
Il Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza (abbreviato in T.U.L.P.S.) dice con l’articolo n. 187: “Salvo quanto dispongono gli artt. 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo“. Ma questa norma è in contrasto con l’applicazione pratica della selezione all’ingresso. Il vestiario dovrebbe essere un legittimo motivo?
La selezione, una parola che ricorda Hadolf Hitler e le follie del popolo nazista che hanno portato a bruciare milioni di ebrei.
Quando la discriminazione è lecita nella società e quando non lo è? Non può valere la regola che quando fa comodo non è discriminazione mentre quando fa comodo a fini politici e di strumentalizzazione allora lo è.
Discriminazione razzista
In ultimo ma non per importanza mettiamo l’argomento razzismo. Sono diversi gli episodi dove il “selettore di persone” ha vietato l’ingresso a persone di colore con la scusa del locale pieno. Un modo per selezionare la clientela proprio come Hitler selezionava la specie. Vietare l’ingresso per via del colore della pelle è l’emblema di come le discoteche siano molto sbilanciate a destra, estrema destra.
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