Salve a tutti, trattare un argomento così delicato dal punto di vista medico esula dalle nostre competenze ma da un punto di vista comunicativo dobbiamo trattarlo. Cosa è successo nei social?
Abbiamo fatto un esperimento per capire se la censura esistesse veramente oppure no. Quando parli di censura e vaccini rischi di essere etichettato come no-vax e/o complottista come se la critica non si potesse fare in un paese libero e democratico come dovrebbe essere il nostro.
La censura esiste? Ecco lo shadowban che ti silenzia in silenzio
La censura esiste eccome, si tratta più tecnicamente di shadowban. Lo shadowban viene utilizzato quando un individuo o una comunità di individui cercano di eludere o andare contro un sistema. Nasce per combattere lo spam ma poi si evolve per combattere i ribelli. L’analogia con film fantascientifici futuristici in cui si vive in una società controllata a corto di risorse dove ad un certo punto si crea una grande spaccatura sociale tra l’elité ed i ribelli non è così poi lontana.
Danneggiati dal vaccino – Il test della censura-shadowban
Il test è stato fatto su Instagram, piattaforma americana di Meta, dove abbiamo inserito l’hashtag #danneggiatidalvaccino. Ebbene il sistema non fa vedere nulla ma mostra un banner con titolo “Looking for vaccine info?” e poi continua:
“Quando si tratta di salute, tutti desideriamo informazioni affidabili e aggiornate. Accedi al sito web dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il sito web ha informazioni che possono contribuire a rispondere alle tue possibili domande sui vaccini.”
Un test replicabile che potete fare anche voi al fine di confutare che quanto noi diciamo non si basa su illazioni campate per aria ma una certezza reale di come le piattaforme applichino la censura sotto la forma di shadowban.
Intelligenza artificiale e shadowban
L’intelligenza artificiale usata dalle grandi piattaforme non solo permette di capire gli hashtag da censurare ma permette anche di capire la semantica dei post e shadowbannarli se li si ritiene pericolosi per il sistema. Questo è il motivo per cui l’AI è un’arma a doppio taglio. Se da una parte è eccellente per la ricerca, dall’altra è disastrosa per la libertà di espressione. Questo spiega l’importanza di avere una piattaforma o sito personale se si vogliono trattare certe tematiche delicate che altrimenti verrebbero o shadowbannate o penalizzate dagli algoritmi.
Abbiamo visto il suo utilizzo in maniera massiva durante il covid-19 quando venne usato per fare uscire banner anche nelle stories quando trovava la parola vaccino o vaccini. Il suo utilizzo è conclamato ma le norme sull’utilizzo dell’AI sono in forte ritardo rispetto alla diffusione. Tant’è che molti iniziarono ad utilizzare sinonimi di vaccini/dosi per evitare di essere individuati.
La penalizzazione come tecnica di manipolazione delle masse
La penalizzazione è un altro modo che hanno le piattaforme per fare delle pressioni sull’utente e manipolare il suo comportamento. La tecnica della penalizzazione è stata usata per forzare le persone a pubblicare video (reel) piuttosto che foto. Infatti, mentre se qualche anno fa una foto poteva fare su un profilo medio 30 like, oggi ne fa 5. Perché l’algoritmo ora penalizza le foto al fine di spingere i reel. Lo scopo? Rimanere al passo con la concorrenza (TikTok e YouTube che usa gli shorts).
Se avessero tolto direttamente le foto sarebbe scoppiato il caos e Instagram avrebbe avuto una pubblicità negativa. Mentre con la penalizzazione alla fine si ottiene un risultato simile senza perdere l’immagine di un social che era nato con le foto ma che poi ha copiato le stories e i video 9:16 da altri social. Oggi Instagram è solo una copia senza forma definita e senza anima pieno di pubblicità e pieno di nudo ben accolto dagli algoritmi, ben diverso da ciò che era.
Ogni piattaforma ha la stessa evoluzione: all’inizio alti engagement e visibilità con zero pubblicità, poi piano piano abbassano l’engagement e aumentano la pubblicità con l’aumentare degli utenti fino a raggiungere una certa saturazione. Con la saturazione si ha uno stallo che viene superato con nuove funzionalità per non perdere utenti.
Censura contro la disinformazione? È colpa dell’informazione
La disinformazione spesso è un effetto collaterale di una informazione penosa e faziosa. Quella sui vaccini è stata la peggiore degli ultimi venti anni almeno. E questo ha permesso alla disinformazione di emergere ma solo per colpa di un’informazione fatta male e monotematica. Quindi preferiscono censurare tutto per tagliare la testa al toro sapendo così di tagliare la testa anche alle voci che chiedono di essere ascoltate perché danneggiate dal vaccino. Rimangono dei reietti, confinati, isolati, lasciati ai margini della società, soli e senza un canale di comunicazione.
Conclusioni
Con questo semplice esperimento replicabile da voi tutti abbiamo dimostrato come la censura non solo sia presente ma tipicamente silenziosa per evitare che le persone se ne accorgano e possano capire come i massimi sistemi tentino di ostacolare, opprimere, fermare la fuga di notizie. Il compito del “divieto ombra” è proprio questo, censurare silenziosamente per sopprimere i focolai dei ribelli. Grazie per aver letto questo articolo di controinformazione.
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